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A quale giudice
deve rivolgersi un dipendente pubblico per ottenere il risarcimento del
danno nel caso in cui, a seguito di infortunio sul lavoro o malattia
professionale rientranti nell'ambito della tutela previdenziale di cui al
d.P.R. n. 1124 del 1965, il lavoratore agisca per il conseguimento da
parte del datore di lavoro del danno ulteriore (o differenziale)?qual è
l’ulteriore rimedio nel caso in cui sia il g.o. che e il g.a. abbiano
entrambi negato con sentenza la proprio giurisdizione sulla medesima
controversia?
Consiglio di Stato, sentenza
n. 4825 del 12 settembre 2007 - In tutte le ipotesi in cui la richiesta
risarcitoria non si riconnetta ad una specifica inosservanza di una
obbligazione contrattuale, ma si riferisca alla violazione di norme di
prudenza, diligenza, perizia in rapporto alla tutela di diritti assoluti
come quelli alla vita e alla integrità fisica e, dunque, assume il
carattere proprio della fattispecie aquiliana, invocandosi la
responsabilità extracontrattuale della pubblica amministrazione, la
giurisdizione appartiene al giudice ordinario.
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In che modo
un’impresa può dimostrare la dissociazione completa nei confronti di un
proprio, cessato, legale rappresentante e di direttore tecnico, condannato
triennio anteriore alla pubblicazione del bando di gara, per il
reato di turbata libertà degli incanti?
Consiglio di Stato, sentenza
n. 4804 dell’ 11 settembre 2007 – Intervenuta la condanna per turbata libertà
degli incanti nel periodo rilevante da parte di soggetto che ha avuto
cariche nella società e che in quella continua a detenere la posizione di
socio, l’esclusione di questa dalla procedura concorsuale può essere
evitata solo se vi è la prova di una dissociazione concreta
dell’impresa : la dissociazione, non trattandosi di istituto giuridico
codificato, può aver luogo in svariate forme ma è certo che deve
risultare esistente, univoca e completa
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E’ legittimo
l’annullamento di un’aggiudicazione (con relativa escussione della
garanzia provvisoria) nel caso in cui una società, al momento di
partecipazione alla gara per cui è causa ed alla data della sua
celebrazione, versava in una situazione di irregolarità contributiva nei
confronti dell’I.N.A.I.L., per l’omesso versamento di due rate di un
debito previdenziale, corrisposte con ritardo, successivamente
all’espletamento della gara.?
Tar Sicilia, Palermo, sentenza
n. 2009 dell’ 11 settembre 2007 - La successiva regolarizzazione della
posizione contributiva non assume rilevanza ai fini delle determinazioni
che conseguono all’accertamento di irregolarità contributive esistenti
al momento della gara e quindi costituisce in sè motivo di esclusione
dalla gara il fatto che l’autodichiarazione presentata, al fine
della dimostrazione della posizione di regolarità contributiva, è
risultata non veritiera
Giurisprudenza richiamata:
Consiglio di Stato, sentenza
n. 8215
del 27 dicembre 2004 - Un’ impresa deve essere in regola con gli
obblighi fiscali fin dal momento di presentazione della domanda di
partecipazione, sicchè deve esservi necessaria coincidenza cronologica
tra correttezza fiscale e partecipazione alla gara, con irrilevanza a tali
fini di ogni adempimento tardivo della obbligazione, anche se
riconducibile al momento della scadenza del termine del pagamento,
attraverso, per esempio, il meccanismo dell’accreditamento con valuta
retroattiva
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La violazione da
parte dei concorrenti delle tariffe prefettizie (c.d. tariffe di legalità)
può costituire ex se motivo di invalidità della relativa offerta e di
esclusione dalla gara, ciò non essendo espressamente previsto dalla
ricordata lex specialis?
Consiglio di Stato, sentenza
n. 4647 del 5 settembre 2007 - In alcun modo la asserita violazione della
tariffa di legalità può comportare l’invalidità dell’offerta
dell’aggiudicataria e della controinteressata e tanto meno
l’automatica esclusione dalla gara in quanto nell’ordinamento
giuridico italiano non si rinviene alcuna specifica disposizione
normativa, primaria o secondaria, che autorizzi i Prefetti a fissare, in
via preventiva e con caratteri di generalità, tariffe minime ed
inderogabili per i servizi di vigilanza, non essendo tali le disposizioni
contenute negli articoli 9 e 134 del R.D. 18 giugno 1931, n. 773, e 257
del R.D. 6 maggio 1940, n. 635, tanto più che le (più recenti) circolari
del Ministero dell’Interno (che hanno introdotto e configurato il nuovo
sistema delle tariffe di legalità) si sono preoccupate di chiarire che
l’atto di approvazione delle tariffe, mentre impedisce agli istituti di
vigilanza di praticare prezzi più alto di quelli ivi stabiliti, non osta
a richiedere prezzi inferiori a quelli minimi; pertanto deve escludersi
qualsiasi valenza autorizzativo – prescrittiva dell’atto di
approvazione delle tariffe di legalità, con la conseguenza, per un verso,
che la violazione di queste ultime non comporta alcun effetto automatico
di decadenza dal titolo e non spiega nemmeno effetti sulla valida
prestazione dei relativi servizi e, per altro verso, che le predette
tariffe costituiscono esclusivamente canoni di congruità dei prezzi
praticati dagli istituti, ai diversi fini del controllo sulla serietà e
affidabilità dell’impresa
Giurisprudenza richiamata:
Consiglio di Stato, sentenza
n. 349
del 31 gennaio 2006 - Poiché nell’ipotesi di cui all’art. 444
c.p.p., l’applicazione della pena su richiesta delle parti (c.d.
patteggiamento) non comporta necessariamente l’affermazione della
responsabilità del reo, deve essere motivata l’esclusione da un appalto
pubblico per accertati per reati che incidono sull'affidabilità morale e
professionale, in quanto i margini di insindacabilità attribuiti
all'esercizio del potere discrezionale dell'amministrazione appaltante di
valutare una condanna penale, ai fini dell'esclusione di un concorrente da
una gara d'appalto, non consentono, comunque, al pubblico committente di
prescindere dal dare contezza di avere effettuato la suddetta disamina e
dal rendere conoscibili gli elementi posti alla base dell'eventuale
definitiva determinazione espulsiva
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La questione da
risolvere è se la dichiarazione sull’insussistenza delle condizioni
ostative alla partecipazione a gare pubbliche di appalto, di cui all'art.
75, lett. a), b), c), d), e), f), g) e h) del D.P.R. 21 dicembre 1999, n.
554, debba contenere analiticamente il richiamo alle precedenti da a) ad
h), come sostiene la stazione appaltante, ovvero debba considerarsi
sufficiente, ai fini della sua regolarità, il richiamo complessivo alla
norma di cui all'art. 75 citato, come sostenuto dal giudice di primo
grado?
Consiglio di Stato, sentenza
n. 4658 del 5 settembre 2007 - La sentenza del Tar deve essere confermata in
quanto le cause di esclusione dalle gare pubbliche costituiscono limiti a
legittimi interessi procedimentali delle imprese candidate, esse non
possono essere soggette ad interpretazioni formalistiche che rifuggano dal
testo letterale e dalla ratio che le ispira: questa conclusione va
condivisa, perché muove da un’interpretazione non formalistica del dato
positivo ed è perfettamente coerente con il principio pacifico in tema di
contratti ad evidenza pubblica, secondo cui le disposizioni del bando
devono essere interpretate in modo da consentire la più ampia
partecipazione dei concorrenti.
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Diniego di
concessione edilizia: è vero che il Comune debba comportarsi in maniera
diversa nel caso in cui si tratti di asservire per la prima volta
all’edificazione, mediante la costruzione di uno o più fabbricati, aree
non ancora urbanizzate oppure nel caso inverso di lotto intercluso o in
altri analoghi casi nei quali la zona risulti totalmente urbanizzata,
attraverso la realizzazione delle opere e dei servizi atti a soddisfare i
necessari bisogni della collettività?
Tar Campania, Napoli, sentenza n. 7706 del 14 settembre
2007 - L’Ente locale essendo in possesso delle informazioni concernenti
l’effettiva consistenza del reticolo connettivo del suo territorio,
comprendente le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, i servizi
pubblici nonché le edificazioni pubbliche e private già esistenti, è
sicuramente in grado di stabilire se e in che misura un ulteriore,
eventuale carico edilizio possa armonicamente inserirsi nell’assetto del
territorio già realizzato o in via di realizzazione : naturalmente, in
questo caso, al Comune è consentito, pur sempre, di rifiutare ulteriori
assensi edilizi, a condizione, tuttavia, che motivi adeguatamente le
ragioni del diniego, in rapporto alla situazione generale del comprensorio
a quel momento esistente.
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Appalto di
lavori: soltanto se espressamente previsto, l’Amministrazione può
escludere un’impresa il cui importo della cauzione non abbia previsto
anche gli oneri della progettazione
Tar Lazio, Roma , sentenza
n. 8198 del 30 agosto 2007 - Non è legittima l’esclusione di
un’impresa la cui cauzione provvisoria tenga conto sia dell’importo
dei lavori che degli oneri della sicurezza, ma non anche degli oneri per
la progettazione, qualora, una tale conseguenza, non sia in maniera
esplicita prevista nella documentazione di gara
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Si può
considerare pacifico che per ciascuna offerta debba essere prestata una
sola cauzione provvisoria, e non tante quanti sono i membri del
raggruppamento offerente ma, per la nota regola del sorteggio, la
fideiussione deve essere intestata (basta anche nell’oggetto) a tutte le
imprese interessate e non solo alla capogruppo
Tar Umbria, Perugia, sentenza
n. 216 del 3 marzo 2007 - E’ in virtù della norma del sorteggio di cui
all’articolo 48 del decreto legislativo 163/2006 smi che nel caso di
partecipazione ad una gara di appalto di un raggruppamento temporaneo di
imprese costituendo, la polizza fideiussoria mediante la quale viene
costituita la cauzione provvisoria deve essere necessariamente intestata,
a pena di esclusione, non già alla sola capogruppo designata, ma anche
alle mandanti. Diversamente opinando, verrebbe a configurarsi una carenza
di garanzia per la stazione appaltante, per tutte le volte l'inadempimento
non dipenda dalla capogruppo designata, ma dalle mandanti. Pertanto, il
fidejussore, per assicurare in modo pieno l'operatività della garanzia di
fronte ai possibili inadempimenti (coperti dalla cauzione provvisoria),
deve richiamare la natura collettiva della partecipazione alla gara di più
imprese, identificandole singolarmente e contestualmente e deve dichiarare
di garantire con la cauzione provvisoria non solo la mancata
sottoscrizione del contratto, ma anche ogni altro obbligo derivante dalla
partecipazione alla gara, pena l'esclusione dal procedimento
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Quale è la
differenza fra un errore di fatto e un errore di diritto e in che modo può
essere revocata una sentenza?
Consiglio di Stato, sentenza
n. 4833 del 12 settembre 2007 - L’errore di fatto
non è deducibile a sostegno della richiesta di revocazione ove il fatto
oggetto dell’asserito errore abbia costituito un punto controverso, sul
quale la sentenza impugnata per revocazione ha espressamente pronunciato;
ove cada su circostanze controverse, infatti, la statuizione non può
essere inficiata da vizi nell’attività di percezione e assunzione del
fatto e cioè dal travisamento o ignoranza degli atti di causa, ma al più
da errori di criterio nella valutazione del fatto : il giudice, allorchè
decide su un fatto contestato tra le parti, espleta una attività che non
è più di percezione ma di interpretazione e che può quindi essere
inficiata solo da vizi logici e dunque errori di diritto, quali appunto
quelli consistenti nell’erronea valutazione del materiale probatorio..
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