Dal resoconto stenografico della seduta dell'11 novembre 2003 in aula del Senato

VEGAS , sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze . Signor Presidente, sono d'accordo con il relatore, salvo una piccola correzione che andrebbe apportata all'emendamento 3.800 (testo 2). L'onere per gli anni 2004, 2005 e 2006 è leggermente inferiore rispetto alla stima del relatore, non è valutabile rispettivamente in 500, 4.600 e 2.600, bensì in 303, 3.200 e 2.000.

Credo sia utile qualche chiarimento da parte del Governo sui profili generali degli emendamenti riferiti ad uno dei più importanti articoli della finanziaria. Mi scuso del fatto che farò perdere qualche minuto all'Assemblea, ma un chiarimento è utile per l'iter successivo.

Segnalo innanzitutto la seguente questione di carattere generale: non esistono facili scorciatoie nel reperimento dei fondi. Alcuni emendamenti presentati sembrano agevolare il reperimento dei fondi da destinare a finalità diverse ma ciò, purtroppo, non può essere sempre accettato in ragione di problemi concreti. Questi reperimenti di fondi possono infatti avere riflessi negativi sull'andamento economico generale; ad esempio, se consentissimo ai Comuni di modificare gli estimi catastali e di incrementare l'ICI, i Comuni disporrebbero di maggiori entrate ma avremmo un danno generale dovuto all'aumento della pressione fiscale. Lo stesso discorso vale per alcune tasse di scopo.

Sono stati presentati emendamenti che consentono l'apposizione di una sorta di tassa sui passeggeri degli aeromobili: ciò può venire incontro alle esigenze finanziarie di qualche Comune, ma rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza degli hub italiani per l'effetto annuncio pericolosissimo.

Un emendamento interessante del senatore Bonatesta prevede, per fini nobilissimi, la possibilità di apporre una sorta di addizionale sui giochi, ma così facendo avremmo uno spostamento in favore di altri tipi di giochi, magari esteri o illegali, e alla fine un calo delle entrate che nuocerebbe anche alla copertura di finalità cui si fa fronte ordinariamente. Non è facile reperire fondi aggiuntivi e bisogna tenere conto che l'Europa ci consentirebbe di aumentare la pressione fiscale per diminuire il deficit ma non per alimentare la spesa pubblica corrente, perché questa finalità non è virtuosa.

È stato sottolineato in numerosi interventi che il settore primario non va come dovrebbe e ciò dipende anche dalla congiuntura internazionale; non vorrei che incrementi di spesa peggiorassero la situazione.

È necessario dare una risposta a molti quesiti che sono stati sollevati. Quanto alle misure per incentivare lo sviluppo, l'agevolazione fiscale per le ristrutturazioni edilizie è una delle misure fondamentali. In Commissione l'aliquota IRPEF è stata aumentata dal 36 al 41 per cento: è già un passo significativo. Non vi è dubbio che la misura chiave è la riduzione dell'aliquota IVA. Come è noto, però, il Governo italiano sta premendo in sede comunitaria per avere l'autorizzazione a portare l'aliquota ridotta da un regime transitorio a un regime definitivo. A fine novembre, nell'ultimo ECOFIN, si dovrà decidere al riguardo. Il Governo italiano è impegnato in questo senso perché si tratta di una misura fondamentale per l'agevolazione delle ristrutturazioni edilizie.

Se ciò avverrà, avremo risolto in parte il problema; ove ciò non dovesse malauguratamente avvenire rivedremo la norma sul 41 per cento per ampliare la portata finanziaria della somma che può essere portata in detrazione, ed eventualmente per ridurre il numero degli anni nei quali può essere fruita, previa valutazione delle quantità.

Per quanto riguarda l’osservazione del senatore Turci sul TFR, essa è oggetto di un apposito disegno di legge ed è quella la sede per poterne discutere.

La materia del federalismo fiscale dovrà certamente essere affrontata, ma anche in questo caso occorre il necessario gradualismo per evitare un aggravamento, che sarebbe estremamente dannoso, della pressione fiscale o peggio ancora dei conti pubblici. Corollari a tale questione sono i due temi del finanziamento delle Regioni e degli enti locali.

Per quanto concerne le Regioni, mi corre l’obbligo di ricordare che l’accordo dell’8 agosto 2001 ha consentito di disporre di maggiori finanziamenti per il Servizio sanitario nazionale; ciò che reclamano le Regioni a causa della regolarizzazione dei lavoratori immigrati, forse, a ben vedere, ha solo parzialmente ragione di accoglimento, perché esse anche prima dovevano prestare i servizi di pronto soccorso. Inoltre, i lavoratori immigrati portano nuove entrate, se non altro per la parte dei redditi che emergano a seguito della regolarizzazione, per cui esiste una compensazione di cui si deve tenere conto.

Sulla materia, comunque, è stato aperto un tavolo con le Regioni, per cui, se qualcosa potrà essere fatto, dopo un ragionevole tempo per poter discutere la questione con gli interessati, il problema sarà affrontato nell’altro ramo del Parlamento, così come avverrà per le questioni relative al finanziamento degli enti locali. Anche questo è un tema di grande rilievo in quanto attiene al funzionamento di detti enti, ma non credo si possa fare di tutte le erbe un fascio. Mi riferisco alla questione del miliardo e 800 milioni di cui si lamenta la mancanza nella finanziaria di quest’anno.

In realtà, si tratta dell’applicazione del Patto di stabilità, che non si è potuto modificare per il corrente anno anche a causa della comprensibile contrarietà delle Province, dal momento che il nuovo patto avrebbe dovuto includere anche le spese per investimento. Resta quindi confermato il patto dello scorso anno, ma non vi è un aggravio ulteriore nei confronti degli enti locali perché il discorso del miliardo e 800 milioni relativo allo scorso anno riguarda i saldi e viene confermato ma non aggravato. Se avessimo introdotto un patto nuovo avremmo dovuto, come conseguenza, far partecipare gli enti locali alla manovra e apportare un ulteriore aggravio equivalente a oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro. Anche sotto questo profilo, credo che una maggiore cautela andrebbe mantenuta.

Vi è poi una serie di richieste degli enti locali in materia di finanziamenti spot concessi negli anni passati. Stiamo cercando di valutare in che modo si possa venire incontro a tali finanziamenti.

Senatori Vitali, è ovvio che tutte le funzioni svolte dagli enti locali sono importanti e alcune sono estremamente interessanti andando al di là della logica istituzionale ordinaria. Ma gli enti pubblici e gli enti locali funzionano come ogni famiglia, dove prima ci si preoccupa di fare la spesa e di pagare l’affitto e poi eventualmente si va al cinema. Pertanto, prima si corrisponde alle spese per i servizi essenziali e per quelli sociali, poi si realizzano le spese superflue. L’elencazione che ho fatto ieri non era esaustiva, ma se prendiamo un altro campo di interesse di spesa degli enti locali notiamo delle incongruenze. Infatti, se esiste davvero una difficoltà finanziaria qualcuno mi deve spiegare perché la provincia di Bologna finanzia la rassegna "Le serate del Rospo".

Per quanto riguarda l’IRAP, è ovvio che nel programma di Governo si va verso una sua graduale abolizione. Tutto sommato, però, nell’attuale stato di finanza pubblica è difficile andare oltre quanto previsto nella scorsa finanziaria.

Un ultimo aspetto riguarda le spese per la ricerca. È intenzione del Governo, d'accordo, ovviamente, con il Senato, cercare di risolvere in questa sede - io spero al più presto possibile - le due questioni correlate, concernenti le assunzioni del personale universitario vincitore di concorso e dei ricercatori, nonché il finanziamento del fondo per la ricerca.

Ovviamente si tratta di temi importantissimi per lo sviluppo del Paese, ma vorrei dire, ripetendo quanto ho già detto ieri, che il Governo non arriva in ritardo perché il finanziamento del fondo dell'università è stato già implementato quest'anno in misura cospicua rispetto all'anno scorso; stiamo cercando di valutare se è possibile incrementarlo ulteriormente.

Per questo, però, occorre valutare con precisione le modalità di copertura del fondo stesso, rispetto al quale esistono delle proposte presentate anche in questa sede; non tutte sono accoglibili, non tutte non porterebbero effetti negativi. Ad esempio, sicuramente sembrano più percorribili quelle che vanno nel senso di un aggravio di alcune accise, come quella sui super alcolici, rispetto ad altre che istituiscono tasse nuove come, ad esempio, la cosiddetta porno-tax.

Un'ultima questione riguarda la Tobin tax. Ritengo che questo tema sia un po' superato dopo l'approvazione del nuovo principio della de tax, che forse è più efficiente e consente una maggiore scelta individuale da parte dei contribuenti delle finalizzazioni preferite, piuttosto che affidare ad organismi esterni la scelta delle finalizzazioni di questo genere di risorse, destinate allo sviluppo dei Paesi più poveri.

Alcuni emendamenti, poi, vanno ad incidere sul regime dell'8 per mille, però credo sia opportuno non modificare tale regime, che è oggetto di legislazione concordata, in sede di legge finanziaria. (Applausi dal Gruppo FI).