Cari amici e colleghi,
ieri sera è venuto a mancare, dopo un decorso tragicamente breve di una
malattia tanto insidiosa quanto improvvisa, Leonardo Lo Tufo, Presidente
dell'Associazione dei Direttori Generali degli Enti locali.
Angelo Vincenzo Grasso


Carlo Mochi Sismondi Lo ricorda così:

PER UN AMICO CHE CI HA LASCIATO
"come direttore generale di Verona, La Spezia e ora della Provincia di
Salerno, come animatore di una comunità di entusiasti che, forse tutti un po'
illusi, hanno sperato, e ancora sperano, che sia possibile organizzare una
pubblica amministrazione diversa che restituisca valore ai cittadini. Chi ha
avuto la fortuna di conoscerlo bene, come lo avuta io, nella tristezza
sorriderà ancora pensando a quel suo modo così particolare, così mediterraneo
di dire cose gravi e serie con leggerezza. Spesso sentendolo nei convegni o
nelle conversazioni private si coglieva insieme il calore e l'entusiasmo, ma
anche l'autoironia, la capacità di non prendersi troppo sul serio, l'agile
ragionare di uno spirito libero.
Un grande amante della vita era Leonardo: ha vissuto così intensamente i suoi
anni riempiendoli di cose e di persone, di abbracci e di amicizia, che è
difficile pensare a lui come ad uno che ha avuto una vita breve. Il tempo non è
uguale per tutti e son certo che tanti centenari avranno vissuto alla fine meno
di lui: eppure come già mi manca, come mi mancano quegli appuntamenti
improvvisi, quel suo essere lì con tranquillo affetto, quel suo interesse vivo
per ogni novità, per ogni nuova avventura intellettuale, ma anche per ogni
sommovimento del cuore, per ogni felicità di altri che sentiva subito come sua
e per ogni dolore o preoccupazione che condivideva profondamente.
Non so dire altro così a caldo, ma mi piacerebbe che quelli fra noi che lo
hanno conosciuto e gli hanno voluto bene (era impossibile conoscerlo e non
amarlo), scrivessero anche loro qualcosa. Magari condividere il ricordo ci
aiuterà a sentircelo ancora vicino. Sulla home page dell'associazione Andigel 
raccoglieremo i messaggi di chi vorrà lasciare una parola.
Io intanto  vorrei dedicargli una poesia di Pessoa che amo tanto e che parla
di qualcuno che è riuscito a far nascere dentro di noi fiori nuovi, Leonardo in
me lo ha fatto".

Carlo Mochi Sismondi
"IL VIOLINISTA PAZZO" DI FERNANDO PESSOA:
Non fluì dalla strada del nord
nè dalla via del sud
la sua musica selvaggia per la prima volta
nel villaggio quel giorno.
Egli apparve all'improvviso, nel sentiero,
tutti uscirono ad ascoltarlo,
all'improvviso se ne andò, e invano
sperarono di rivederlo.
La sua strana musica infuse
in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
e neppure una non melodia.
In un luogo molto lontano,
in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi,
sentirono una risposta a questo suono.
Risposta a quel desiderio
che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
alla ricerca dimenticata.
La sposa felice capì
di essere malmaritata,
l'appassionato e contento amante
si stancò di amare ancora,
la fanciulla e il ragazzo furono felici
di aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
si sentirono meno soli in quel luogo.
In ogni anima sbocciava il fiore
che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell'anima gemella,
quella parte che ci completa,
l'ombra che viene a benedire
dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
migliore del riposo.
Così come venne andò via.
Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente si confuse
con il silenzio e il ricordo.
Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
che era passato.
Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
poichè la vita non è voluta,
ritorna nell'ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,
improvvisamente ognuno ricorda-
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere-
la melodia del violinista pazzo.