Segretari comunali. Il disagio di una categoria professionale.

 

di Angelo Capalbo*

 

     E’ frequente da qualche anno imbattersi in proposte di riforma dell’ordinamento dei segretari comunali e provinciali. Nonostante la riforma del titolo V della Costituzione e della successiva legge di attuazione n. 131/2003 (cosiddetta “Legge La Loggia”), permangono ancora le difficoltà a cogliere il nuovo ruolo da assegnare al segretario comunale e provinciale. Cosicché è possibile comprendere il profondo disagio della categoria. Il segretario comunale e provinciale paga lo scotto della instabilità del sistema delle autonomie locali, proprio in un contesto di mancata chiarezza nel coacervo di norme che si susseguono fra revisioni dell’ordinamento e riforme costituzionali.

    Certamente se dopo l’elezione diretta del sindaco e del presidente della provincia si è definitivamente spezzato il vecchio meccanismo centralistico sul quale si basava il ruolo del segretario, non si è ancora ricostruito un modello efficace e condiviso.

    Una vera riforma dell’ordinamento dei segretari comunali e provinciali non può scollegarsi dall’analisi del sistema territoriale degli enti locali. Nell’epoca in cui viviamo, la città ed il suo territorio diventano sempre più difficili da governare, poiché si fanno sempre più complesse le relazioni tra le diverse funzioni economiche e sociali che le amministrazioni locali sono chiamate a svolgere. Il comune non è solo l’ente di prossimità chiamato a svolgere il ruolo tradizionale di produzione di servizi indispensabili per i cittadini, ma assume il nuovo ruolo strategico complesso ed articolato di regia dei processi decisionali e programmatori. Gli amministratori sono ormai dominati da un’idea di fondo e cioè che a livello locale occorre saper leggere il proprio territorio e selezionare le priorità di intervento sostenibili ed indirizzare intorno a queste priorità le risorse pubbliche e private. Anche sulla scorta di esperienze di successo diffuse da alcuni anni, all’estero, vengono così progettati processi di pianificazione strategica, nuove forme di governance urbana e territoriale. Le esperienze di pianificazione strategica, nel nostro paese, si sono sviluppate, prevalentemente nello studio degli strumenti urbanistici, come atti e strumenti di governo del territorio. In verità, solo se si riesce ad impostare le politiche di sviluppo partendo da un innovativo piano urbanistico, potrà realizzarsi una più complessiva valutazione del tessuto locale, individuando i relativi fattori di sviluppo e conseguire gli obiettivi prefissati. Al fine di impostare un corretto processo di pianificazione strategica, occorre principalmente considerare i rapporti tra gli organi di indirizzo politico e gli organi amministrativi. Si predispone una buona pianificazione strategica solo se si consolida il rapporto di collaborazione tra la direzione dell’ente ed il vertice politico. In questa analisi l’azione amministrativa coinvolgerà sia politici, che elaborano le strategie dell’ente, che i dirigenti chiamati a dirottare le energie verso tali fini strategici. Sul piano operativo la pianificazione è una fase che resterebbe fine a se stessa se non seguita dalla programmazione gestionale, che si ottiene con il piano esecutivo di gestione, secondo un collaudato sistema che pone al centro dell’attività, da una parte un progetto che si intende realizzare e dall’altra gli obiettivi che l’Amministrazione intende raggiungere.

    Alla luce di queste ultime considerazioni concrete ed attuali la questione del supporto alle politiche, acquisisce una notevole importanza. La dirigenza ed in particolare il segretario costituisce il vero collante tra il disegno complessivo contenuto nelle strategie dell’ente e l’attuazione concreta, attraverso progetti ed obiettivi strategici.

     Per contribuire all’affermazione di questo nuovo ruolo è apprezzabile l’iniziativa della Scuola che si apre al contributo di tutti per rispondere anche alle nuove esigenze di una maggiore preparazione ed adeguatezza del segretario generale.

     Solo se si crede in questa nuova prospettiva si supera anche la diatriba tra il segretario ed il direttore.

      Sarà quindi possibile realizzare questi obiettivi se l’accesso alla carriera diventa meritocratico e selettivo, mediante concorso per titoli ed esami, se verrà superato il convenzionamento selvaggio e se si limiteranno le convenzioni di segreteria, nel numero dei comuni aderenti, per l’effettivo e ottimale svolgimento della delicata e complessa funzione connessa all’ufficio di segreteria.

     Ma il risultato finale si avrà solo allorquando si arriverà a concepire una nomina non più fiduciaria, ma tecnica, sulla base dei curricula certificati da parte dell’Agenzia che diventa l’organo di autogoverno della categoria.  

 

                                                                          *Segretario direttore generale di Asciano (Siena)