Anonimo veneziano!

 In questi giorni sollecitato da alcuni appassionati interventi apparsi in merito alla proposta dei colleghi A. M. Felici, C. Giampaolo, R. Napoletani, e C. Rossi, rispuntata nuovamente, anche se credevo già pervasa di polvere, mi è tornato in mente un famoso film girato da Enrico Maria Salerno: Anonimo veneziano. In una recensione si legge: “Melodranna sentimentale ricco di romanticismo…racconta una delle storie d’amore più famose e struggenti del cinema italiano. Un musicista malato di cancro e da molti anni separato, invita la moglie a Venezia, per un ultimo incontro. Il fascino decadente di una Venezia brumosa e autunnale, i ricordi dei momenti felici trascorsi insieme riaccendono l’antica passione. Il tenebroso Tony Musante e la bellissima Florinda Bolkan interpretano con trasporto e partecipazione questa drammatica storia di amore e di morte.…” Il film fu un capolavoro anche per la straordinaria scelta della colonna sonora, tratta da un altrettanto famoso concerto di oboe di Alessandro Marcello. Invito tutti a vederlo: è un film eccellente. Nella metafora la proposta presentata descrive il dramma del segretario comunale, che, malato, chiama al suo capezzale lo Stato per ricordargli come viveva felice e spensierato, quando apparteneva ai suoi ruoli. Gli autori della proposta nel constatare la fine di questo amore, pensano che forse è meglio decretarne la morte, così come, sempre la bellissima Bolkan (Stato), aveva pensato di fare.

  E’ una proposta ardita, lecitamente formulata, per non essere offensiva e oltraggiosa è in grado di essere pubblicata ovunque, ci mancherebbe altro che non venisse pubblicata, su riviste giuridiche e professionali, non poteva trovare spazio, certamente sul Corriere dello Sport, i cui lettori si allietano di ben altre notizie. Sostenere che il segretario sopravviva solo se svolge funzioni statali, postulato su cui si fonda il teorema dei nostri colleghi, che già si riconoscono in un piccolo movimento di pensiero, non è certamente, la ricetta giusta ed efficace, per estirpare il male, ma, per paradosso, ne costituisce il siero letale e non si tratta di pura provocazione, come ammoniscono, ma di reale volontà. Forse, sarà ancora utile, ricordare che una siffatta proposta, sebbene, per il movimento di pensiero, avrebbe costituito la panacea di tutti mali dando definitivamente soluzione all’agonia, è stata sonoramente bocciata dagli stessi destinatari - segretari, ai quali si è presentata in una assemblea pubblica, incapace, quindi, di risolvere il collassato problema dei segretari comunali e provinciali e di contribuire a scongiurare spinte autonomistiche in sede di revisioni statutarie, secondo il disegno ordito nel Consiglio comunale di Castel di Tora (Rieti).

   Infatti nonostante la netta presa di posizione della categoria, sempre lo stesso movimento di pensiero, ritenta di giocare la medesima carta, considerata ancora vincente, ma è evidentemente è sprovvisto di jolly. Occorre riflettere su un altro punto. Se lo stesso movimento di pensiero ritiene la proposta non esaustiva, definitiva e quindi da mettere al vaglio di coloro che dovranno decidere per il bene della collettività ed se è consapevole che lo stessa dovrà essere migliorata e perfezionata, per quale motivo, ad ogni piè sospinto la si ripropone, senza apportare modifiche o emendamenti, anche alla luce delle libere considerazione dei segretari comunali? Io non starei a ripetere le varie funzioni statati spettanti al segretario comunale, che il movimento ha elencato arrampicandosi sugli specchi – sento ancora lo scricchiolio quando rileggo la proposta di legge e le motivazioni a sostegno ancora sibillate – ma mi corre l’obbligo rilevare che, viene cancellato con un colpo di spugna il lavoro fatto da oltre venti anni dal legislatore, sostenuto dalla dottrina e dalla giurisprudenza.

   In questo contesto storico – giuridico, il segretario comunale, anche se non dovesse svolgere, le tante avversate funzioni di direttore generale, assiste a cambiamenti epocali, che interessano l’ente locale, realtà caratterizzate da crescenti livelli di complessità e dinamismo, diventati ormai enti di prossimità del cittadino, laddove lo Stato è sempre più lontano. Alla gestione dell’ente locale, in cui deve ancora operare il segretario, non concorrono metodi e sistemi burocratici, ma di tipo manageriale. E’ stata definitivamente abbandonata la cultura orientata alla correttezza dell’adempimento ed è ora affiancata dalla cultura ispirata al conseguimento del risultato. Da ciò ne è scaturita l’esigenza di acquisire le nuove competenze, non più prevalentemente giuridiche, ma multidisciplinari (giuridiche ed economiche, tecniche e aziendali). Nel caso dei segretari comunali la responsabilità formale e quindi la ricerca affannosa di assegnare funzioni proprie, di impronta statale, viene ad arricchirsi dalla responsabilizzazione gestionale ed il controllo sui risultati. Il manegement delle risorse umane, anche nel comune, rappresenta così un fattore centrale e decisivo per la concreta attuazione di questo processo di cambiamento iniziato da oltre venti anni.

  Vedete, la realtà delle cose è ben altra. Una cosa è salvare i segretari comunali ed il loro posto, altra cosa è studiare le basi per una nuova figura che necessita di adeguarsi al mutare del tempi.

Se è vero che dalla crisi si esce solo se c’è una netta volontà dei segretari comunali, occorre per ciò constatare che la ricetta indicata non è efficace e non è gradita alla categoria: a questo punto occorre accettare una onorevole resa, con l’onere delle armi.  

Angelo Capalbo

Segretario comunale di Asciano (SI)